Giovanni Gargano non ha semplicemente ricoperto un ruolo istituzionale: ha spinto l’amministrazione a ragionare in termini di bene collettivo e legalità concreta, non di facciata. Un approccio che ha lasciato il segno — tangibile, non solo nei comunicati stampa.
Candidato per la riconferma a Sindaco nelle prossime amministrative di giugno, Gargano si presenta sostenuto da una coalizione di centrosinistra. E anche se le fonti non mettono nero su bianco l’esito del voto, il suo operato parla chiaro: strategia, visione e impegno reale al servizio di una comunità che ha imparato a riconoscere la differenza tra gestione e leadership.
In questo articolo andremo dritti al punto. Niente fumo, solo sostanza: dalla sua lunga militanza nel sociale alla guida del Comune, passando per le politiche attuate, la costruzione di un progetto condiviso che non teme il confronto e la visione – concreta, non utopica – di una città che evolve con chi la vive.
1. Dalle palestre al Palazzo: la traiettoria solida (e tutt’altro che improvvisata) di Giovanni Gargano
Giovanni Gargano non si è svegliato una mattina decidendo di “fare politica”. Il suo è un percorso che parte dal basso, costruito passo dopo passo, tra impegno reale e competenza concreta. Prima ancora del Comune, c’erano le associazioni, lo sport, il sociale.
Non da spettatore, ma da protagonista: da semplice iscritto a Project Manager, poi Coordinatore, Responsabile e infine Direttore di Associazioni e Fondazioni Onlus. Non proprio il classico curriculum da politicante di professione.
Il suo attivismo non era una posa: era — parole sue — “un dovere verso il futuro del Mondo”. E non è rimasto invisibile. Il riconoscimento come Cavaliere al Merito Civile e l’Attestato di Pubblica Benemerenza conferiti direttamente dal Presidente della Repubblica per aver salvato la vita a un giovane atleta e per i risultati ottenuti parlano da soli. Nessuna retorica: fatti concreti e onorificenze guadagnate sul campo.
Una volta trasferitosi a Castelfranco Emilia, non ha abbassato il ritmo. Anzi. L’ingresso in politica con il Partito Democratico nel 2014 — con la nomina ad Assessore alla Sicurezza Urbana — è stato il primo passo verso l’elezione a Sindaco nel 2019. Ma anche qui, niente salti nel vuoto. La sua leadership si fonda su un concetto chiave: il valore collettivo prima dell’interesse individuale.
Il metodo? Ascolto e visione. La pianificazione delle politiche locali non nasce nei salotti chiusi, ma da un processo continuo di dialogo con tutti gli attori coinvolti: Regione, Governo, Terzo Settore, associazioni e cittadini. Chi vive il territorio ha voce, e quell’input – raccolto anche durante la campagna elettorale – è diventato carburante per azioni concrete. Non è solo capacità amministrativa: è capacità di leggere i bisogni e trasformarli in direzione politica.
2. Visione sì, ma coi piedi per terra: il modello Gargano tra sicurezza, numeri e coraggio politico
Chi pensa che "visione" significhi solo slide e discorsi ispirazionali, non ha mai visto all’opera Giovanni Gargano. Il suo approccio è tutt’altro che teorico: è un mix calibrato di strategia, concretezza e buon senso, con l’aggiunta di una componente oggi quasi sovversiva nella politica locale — la responsabilità vera.
Durante il suo mandato, ha puntato su una pluralità di "sicurezze" — non solo quella urbana, ma anche ambientale e sociale. E non è solo retorica: Gargano è presidente dell’Osservatorio Permanente sulla Sicurezza Urbana e Legalità “Montinaro e Loi”, riconosciuto a livello nazionale come buona prassi da Avviso Pubblico.
Non un organismo decorativo, ma una vera centrale di intelligenza civica, dove siedono Forze dell’Ordine, scuole, sindacati, associazioni e professionisti. Un laboratorio permanente per costruire sicurezza non a colpi di slogan, ma integrando politiche, ascoltando il territorio, agendo in rete.
Gargano lo dice chiaro: serve attenzione costante sui fenomeni criminali, ma anche cultura della legalità diffusa. E qui entra in gioco un altro suo marchio di fabbrica: la trasparenza sui numeri. Altro che bilanci opachi: lui lo chiama “il portafoglio della città”, fatto di entrate, spese e scelte precise. Tradotto: se mancano i soldi, bisogna decidere cosa tagliare — e lui ha scelto.
Ha preferito “qualche buca in più sull’asfalto” piuttosto che togliere servizi alle famiglie e alle persone fragili. Una presa di posizione netta, che certo non evita le lamentele, ma traduce perfettamente il concetto di priorità politica.
E poi c’è il colpo grosso: la gestione virtuosa dei fondi PNRR. Castelfranco Emilia ha intercettato 12 milioni di euro per digitalizzazione, ambiente, rigenerazione urbana, scuola, spazi pubblici. Il merito? Un "gioco di squadra straordinario" — così lo definisce Gargano — tra parte politica e parte tecnica.
Ma qui c’è più di un gioco: c’è la capacità di trasformare un’occasione irripetibile in un'accelerazione reale. Progetti che avrebbero richiesto 6-8 anni sono stati lanciati in tempi record.
Tra gli interventi già avviati o conclusi: la rinascita dell’ex Beini, la Piazza del Sapere collegata alla biblioteca, la ricostruzione di una scuola nido per rispondere alla crescita demografica, nuovi spazi verdi, e un centro storico finalmente vivo — tanto da essere definito un "salotto" per la comunità dalla Lapam Confartigianato. Senza dimenticare Villa Sorra, gioiello in fase di rilancio con obiettivo 2026. Un progetto che va ben oltre i ritorni economici: è un investimento su cultura, identità e futuro.
Ora, con la ricandidatura, non si tratta solo di “continuare”: si tratta di alzare l’asticella. Le nuove sfide non sono poche: rendere sostenibili le strutture nate con il PNRR, gestire il taglio ai fondi per i Comuni virtuosi, affrontare il nodo traffico, la sicurezza nelle aree artigianali e, ancora, aumentare l’offerta nei nidi.
3. Il vero potere? La condivisione. Quando la politica non si chiude ma si apre
In un’epoca in cui molti sindaci sembrano convinti che decidere da soli sia sinonimo di efficienza, Giovanni Gargano fa esattamente il contrario. La sua forza non è nel “comandare”, ma nel coinvolgere, creare rete, far dialogare soggetti che di solito parlano ognuno per conto proprio — e spesso a volume troppo alto.
Il suo progetto amministrativo non è una torre d’avorio costruita con logiche di partito, ma un cantiere aperto in cui lavorano più mani, teste e cuori. La coalizione che lo sostiene per la riconferma è già un segnale potente: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, “Idee in Comune” e “Castelfranco Futura”. Diverse identità politiche, una sola visione condivisa. Sembra utopia? In realtà, è organizzazione. È metodo. È capacità di ascoltare e tenere insieme le differenze.
E l’ascolto non è solo uno slogan da campagna elettorale: è un modo concreto di costruire la città. Lo dimostra il percorso partecipato per decidere i contenuti dell’ex Beini, trasformato da scheletro urbano in spazio collettivo vivo, grazie a una progettazione che ha incluso la comunità. Ma vale anche per eventi più "pop", come il Natale a Castelfranco Emilia, che non è una cartolina da appendere, ma un festival diffuso, co-creato da istituzioni, volontari, commercianti e parrocchie. Un esempio perfetto di come una comunità non si governa: si orchestra.
E proprio come in un’orchestra, ogni elemento conta. Gargano ne è consapevole e lo dice chiaramente: bisogna riconoscere le specificità e le eccellenze di ognuno. Dalle singole persone alle imprese locali, tutti possono — e devono — portare valore. Anche le relazioni con i corpi intermedi, come Lapam Confartigianato, ne sono la prova: incontri veri, su temi reali, non passerelle.
Il gioco di squadra non è solo un concetto: è il segreto della riuscita su tanti fronti. Anche la vittoria sul PNRR — quei famosi 12 milioni — è frutto di una sinergia tra politica, tecnici e cittadini, dove ogni input conta, ogni voce viene registrata. Nessuno viene messo a tacere, ma tutti sono chiamati a contribuire.
In un momento storico in cui il cittadino si sente spesso escluso, Gargano propone un modello dove la partecipazione non è una concessione, ma una struttura di governo. E dove il potere — quello vero — non è concentrato, ma distribuito. Una scelta che non solo rafforza la comunità, ma la rende protagonista.
4. Castelfranco Emilia: la città che non si subisce, si sceglie
C’è una differenza abissale tra una città dove si vive per abitudine e una città che si sceglie. Giovanni Gargano punta sulla seconda. La sua visione è chiara: trasformare Castelfranco Emilia in un luogo desiderabile, dove la qualità della vita non sia un miraggio, ma una realtà tangibile. Una città da vivere con piacere, da gustare — letteralmente — in ogni senso.
E non è solo uno slogan. È una trasformazione in atto, visibile nei progetti concreti che stanno disegnando un futuro moderno, inclusivo e sostenibile. Si parte da un dato: la crescita demografica. Castelfranco Emilia è proiettata verso i 40.000 abitanti entro il 2030, e questa previsione non viene subita, ma accolta come opportunità per evolvere: nuovi investimenti in infrastrutture, una scuola completamente ricostruita, servizi sociali potenziati. Qui non si rincorre l’emergenza: si anticipano i bisogni.
Il PNRR ha fatto da acceleratore. In Piazza Garibaldi, la depavimentazione di un’area ha dato vita a uno spazio nuovo, permeabile e intelligente: la Piazza del Sapere, un simbolo di rigenerazione urbana e di sostenibilità vera, non di facciata.
E poi c’è Villa Sorra, pronta a rinascere come hub regionale d’eccellenza per l’enogastronomia e la motoristica. Un progetto che non dimentica il passato, ma lo valorizza, aprendosi al futuro. È cultura che incontra il territorio, è identità che si proietta oltre i confini.
Anche sul fronte dell’innovazione energetica, Castelfranco Emilia ha deciso di alzare l’asticella. È stata protagonista della prima immissione nazionale di gas naturale e idrogeno in rete residenziale: un esperimento di portata nazionale che segna una svolta verso l’energia pulita. Non un gesto simbolico, ma un passo concreto verso un modello a basso impatto ambientale.
Ma il futuro, per Gargano, non è solo smart: è anche giusto. Inclusività non è una parola da inserire nei post istituzionali, è una scelta politica quotidiana. I servizi sociali investono 1,5 milioni di euro l’anno per supportare la disabilità nelle scuole. Il Museo Civico sta diventando davvero per tutti, grazie a narrazioni in LIS, progetti per non vedenti e una web app che parla il linguaggio dei giovani.
C’è attenzione anche alle famiglie, con più posti nido e un piano che punta a sostenere concretamente la natalità. Perché una città viva è una città che accoglie, sostiene, accompagna.
Restano delle sfide — come la viabilità — e nessuno lo nega. Ma affrontarle con lucidità, investendo nella cura quotidiana del territorio, è già parte della risposta. Perché una città attrattiva non è perfetta, ma è quella che continua a migliorarsi.
Castelfranco Emilia, oggi, non è solo un luogo dove stare. È un luogo dove voler tornare. O restare per scelta.